Quali parole rivolgi a te stessa? Cambia la frequenza della radio che ti gira in testa!

Le parole che ci frullano in testa sono il sottofondo musicale con cui accompagniamo le nostre giornate. Ci indigniamo se qualcuno ci chiama, ad esempio, cicciottelle o si rivolge a noi con commenti sessisti o poco carini. Eppure spesso siamo  noi le prime ad insultarci nello spazio segreto della nostra mente con parole che diventano zavorre ed impediscono di liberarci di alcune catene che non vorremmo più.

Ad esempio: ti è mai capitato di trovarti a dire parole come “sono una fallita”, “non sarò mai capace”, “non faccio abbastanza”, “sono sfortunata”, “capitano tutte a me”, “non ce la farò mai”,  “che stupida che sono”? Ecco, stai gettando il seme del malessere nel tuo inconscio! Spesso chiedo alle persone se qualcuno ha mai confermato questa visione… e ottengo in risposta quasi sempre un NO! Quindi siamo in grado di costruirci con il nostro linguaggio un mondo parallelo nel quale non ci sentiamo mai all’altezza e nel quale regna il malumore! Pensa quale potere potresti sviluppare se cambiassi il modo in cui ti parli!

Il punto è che il cervello è fatto così: a domanda, risponde. E non lo dico io. Lo dice la scienza. Se il linguaggio che usiamo con noi stesse è debilitante, il risultato sarà un comportamento demotivante e poco orientato ad ottenere qualcosa. Se, invece, ci rivolgiamo a noi stesse con un messaggio di possibilità il nostro comportamento ci darà un risultato di successo.

Quindi, la riflessione che voglio proporti è: hai mai fatto caso a quali parole rivolgi a te stessa? Rispondere a questa domanda potrebbe essere la chiave di volta che cercavi!

Sia sul lavoro che nella mia vita personale,  esistono alcune categorie di parole che definiscono il nostro linguaggio e su cui possiamo riflettere. Vedi se trovi le tue:

1) Parole “tutto o niente”

Le espressioni “tutto o niente” ignorano che la vita è fatta di sfumature e lanciano segnali sbagliati al nostro inconscio. L’inconscio che fa? Incamera e diventa estremo.

Esempio: Il mio lavoro è sempre stato uno schifo e non cambierà mai; va tutto male, non riuscirò mai ad ottenere l’aumento, nella mia vita ho ottenuto zero, sono sempre la solita, è tutto sbagliato.

Cosa fare: sostituire le parole quali “sempre”, “mai”, “assoluto”, “zero”, “niente”, “tutto”… facendo uno sforzo di consapevolezza. Ad esempio sei proprio sicura che il tuo lavoro sia sempre stato uno schifo? Hai provato a pensare che magari è stato così qualche volta, ma non sempre? E quando non è stato così cosa è successo? Come ti sentivi? Potresti trovare strategie per ricostruire quel benessere anziché dirti che tutto fa schifo? Prova a sostituire queste parole nel tuo linguaggio e vedrai che con il tempo diventerai consapevole e ti correggerai da sola non appena queste parole affioreranno alla bocca o al pensiero.

2) Parole giudicanti o che sottostimano

Ci affibbiamo quotidianamente etichette. “Sono una stupida, fallita, incapace. Sono sbagliata, cattiva, distratta ecc. Queste parole esprimono un giudizio assolutistico sulla persona e minano proprio alle fondamenta della tua identità. Il punto è che una persona con un’identità confusa non potrà che costruire insuccessi! E mostrerà al mondo il suo lato peggiore.

Di recente una mia cliente alla domanda “In cosa sei veramente brava?” ha risposto: sono bravina in… Bravina? Questa parola sottostima le tue capacità e ripetendotela spesso finisci per credere di essere nella mediocrità, anche se non è vero.

Esempio: Sono un incapace, sono lenta, sono insicura, sono timida.

Cosa fare: Se proprio ti vuoi muovere una critica muovila al tuo comportamento e non alla tua identità. Anziché dirti che sei una stupida prova a dirti: “In questa circostanza ho avuto un atteggiamento poco scaltro, avrei potuto agire in modo diverso”.  E’ utile analizzare il tuo atteggiamento senza escludere il contesto in cui si è svolto il tutto. Decontestualizzare ci porta ad essere estreme nella valutazione che diamo di noi stesse e nel tempo mina alle basi della nostra autostima.

3) Parole  che in realtà sono ordini

Ci bombardiamo di ordini e imposizioni in continuazione: devo dimagrire, devo studiare, devo, devo, devo…. tutte le parole che denotano un ordine come “devo” “bisogna” “è obbligatorio”…. innescano ansia, stress e senso di colpa. Ti costringi a fare qualcosa che non vuoi e se non ci riesci  ti crei una grossa frustazione.

Esempio: devo inviare i cv, devo cambiare lavoro, devo mettermi a dieta

Cosa fare: anzitutto analizza in quali contesti usi quel verbo e chiediti se puoi sostituire il “devo” con un bel “posso”. Anche nella tuo quotidiano, ripetersi “posso preparare quel report” al posto di “devo preparare quel report”, può fare una grossa differenza. La categoria della possibilità ci aiuta a sentirci parte della soluzione anziché parte del problema. Ci sentiamo più protagonisti e meno sottomessi alla volontà altrui.

Se ti sei riconosciuta in queste categorie e pensi che ci si possa lavorare su, ti propongo un esercizio per imparare a parlarti con più gentilezza. Prendi carta e penna e ritagliati un po’ di tempo. Io ti consiglio due settimane di osservazione.  Segnati le macro-categorie che ti ho indicato e prova a vedere in quale di queste ricadi più spesso ed anche riguardo quali aspetti. Magari sei incoraggiante per quanto riguarda la tua relazione di coppia e devastante riguardo la tua dieta. Oppure sei dolcissima riguardo il tuo ruolo di donna ma cattiva con te stessa riguardo il lavoro.  Scoprirai alcuni meccanismi che si attivano solo in alcuni contesti specifici.

Alla fine di questo esercizio avrai tante informazioni nuove su di te! E questa nuova consapevolezza ti aiuterà ad intervenire su ciò che non ti piace con una precisione chirurgica! Userai nei tuoi confronti maggiore dolcezza e smuoverai energie che erano sopite! E poi se ti va, vieni a mettere le tue conclusioni qui oppure scrivimi e raccontami cosa è successo!

Danila Saba
info@danilasaba.it

Aiuto le donne a raggiungere il benessere professionale che meritano attraverso scelte consapevoli, intenzionali. Supporto le aziende che vogliono raggiungere il benessere organizzativo e veicolare i cambiamenti mantenendo.

2 Comments
  • Ilaria
    Posted at 14:20h, 06 Ottobre Rispondi

    Molto, molto, molto interessante! Io sono sicuramente nella 3 perchè solo a leggere quel paragrafo mi sono sentita un peso addosso che mi si appesantiva ad ogni parola…

    Metterò la mia mente in esercizio!

    Grazie

    • Danila Saba
      Posted at 14:28h, 06 Ottobre Rispondi

      Ciao Ilaria! Fare un focus sul linguaggio è un esercizio potente! Ed è bellissimo scoprire che ci si può davvero volere più bene avendo solo un po’ di cura! Fammi sapere poi le tue conclusioni!

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