Convinzioni limitanti

Non trovi lavoro perché: conosci il tuo Mommotti?

Ricordate da bambini quando ci spaventavano con figure inesistenti come L’Uomo Nero, Il Buio, Il Lupo. Ogni regione, ogni comunità, ogni famiglia aveva il suo. Da noi c’era Mommotti che doveva tenere lontani dai guai noi bimbi. Lo spauracchio per tenerci buoni.

Da adulti ci portiamo dietro Mommotti e i suoi amici. Lui si nasconde fra le pieghe della mente e cerca di farci credere che noi abbiamo troppi impedimenti per trovare il lavoro, per cambiare città, per essere felici, per trovare l’uomo giusto.

Anzitutto voglio dirti che ognuno di noi è in compagnia di uno di loro.  E con gli anni ho imparato che sotto questa voce c’è tutto e il contrario di tutto. Le persone spesso attribuiscono la non riuscita dei loro progetti ad una convinzione limitante che interferisce pesantemente sulle proprie performance.

Non trovo lavoro perché….

  • Sono troppo giovane
  • Sono troppo vecchia
  • Ho i bimbi piccoli
  • Non ho figli e potrei averli
  • Non ho la laurea
  • Ho troppi titoli
  • Sono troppo bella
  • Sono grassa
  • In realtà non so fare niente veramente bene
  • In Italia fanno strada solo i raccomandati
  • C’è la crisi
  • Ecc.

Ciò di cui io sono convinta (che sia reale o meno), è in grado di dettare, nel bene e nel male, il clima delle mie giornate. Le nostre convinzioni definiscono come noi interpretiamo gli eventi, dettano ciò che pensiamo di ciò che accade, giorno dopo giorno. Possono essere catene oppure renderci liberi. Da dove arrivano le nostre convinzioni? Dalle nostre esperienze, dalle relazioni con le persone che gravitano intorno a noi, da come siamo cresciuti, dal contesto sociale, dall’indole e da altri mille fattori che hanno messo un semino nel cuore e nel cervello.

Le abbiamo costruite giorno dopo giorno associandole spesso a luoghi comuni, pregiudizi, insuccessi, fallimenti, insegnamenti distruttivi trasmessi dagli adulti di riferimento o dal gruppo dei pari. In maniera spesso inconsapevole persino a noi stessi, esse sono capaci di innescare in noi immediate sensazioni, positive o negative.

Nel mio lavoro di orientamento le convinzioni poco utili sono all’ordine del giorno e sono spesso il più grande freno al cambiamento. Come dice il Budda, “le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità”.  E così si innesca spesso la sagra del lamento: non sono mai adeguato al contesto, non sono all’altezza del mercato, c’è sempre qualcuno più figo di me o comunque più adatto a quel ruolo.

Quando mi sono trasferita dalla Sardegna nel “Continente” per cercare lavoro ero fermamente convinta che nessuno avrebbe preso in considerazione una stagista senza esperienza. Non potevo che ambire a ruoli di secondo ordine (secondo il mio punto di vista ovviamente), adattarmi all’inadattabile e stare pure zitta. Ed infatti, inizialmente, con questa convinzione nel cuore, e di conseguenza negli occhi, nella voce, nella comunicazione, trasmettevo una immagine di me dimessa che non corrispondeva all’energia che invece sentivo di avere dentro. Un’immagine fragile che non piaceva a chi mi stava di fronte e aveva l’onore di decidere se fossi il prossimo “acquisto” della sua squadra.

Ad un certo punto però ho capito che l’autodistruzione non faceva al caso mio. Ho iniziato a credere che io VOLEVO QUEL TIPO DI LAVORO a Milano, lo volevo davvero! E quindi gli altri dovevano capirlo, accipicchia! Sono diventata un’altra persona? No, ho solo cambiato il punto di vista.  Certo, non avevo esperienza ma avevo una passione e una motivazione incrollabile che avrebbero fatto capire che valeva la pena assumermi! Beh… sai che ci sono riuscita? Non appena ho dato un’altra direzione alla mia mente ho iniziato a propormi diversamente, ad agire diversamente, ho iniziato a crederci e di conseguenza… ci hanno creduto anche gli altri! Ed infatti quando ho trovato il mio primo “lavoro dei sogni” la motivazione all’assunzione è stata questa: “Tu hai meno esperienza delle altre candidate, ma la luce che si vede nei tuoi occhi non la abbiamo vista negli altri”.

Oggi so che quella era una convinzione limitante perché qualcuno me lo ha insegnato e fatto notare. Allora mi sembrava solo un mio punto debole insormontabile! Il Mommotti con cui avrei fatto i conti per il resto dei miei giorni.  Ed è per questo che oggi cerco di trasmettere questa conoscenza proprio a te, che spesso temi di essere “mancante” di qualche parte.

Vuoi veramente cambiare le tue convinzioni poco utili? Per farlo ti propongo il metodo Dickens Process che si fonda sul fatto di immaginare quali conseguenze potrebbe avere la tua convinzione se continui a mantenerla.

  • Individua le tue credenze limitanti. Non avere paura di guardare in faccia le tue convinzioni e capire quali sono utili e quali costituiscono solo un’inutile zavorra. Inizia a domandarti, anzitutto, se è tua o se tu l’abbia ereditata da qualcuno a te caro. Sfrutta la tua parte logica e analitica.
  • Ora passiamo a lavorare con l’inconscio. Scegline una ed immagina cosa succederebbe nella tua vita ad 1 anno e a 5 anni se tu la mantenessi. Ad esempio, “A 43 anni non sono più appetibile per il mercato” . Cosa succederebbe se tu continuassi a perpetrare questa convinzione? Immagina… tra un anno saresti lì a lamentarti ancora che nessuno ti piglia, saresti più nervosa, sarebbe passato un altro anno e tu ne avresti 44, i tuoi amici sarebbe stanchi di sentirti, saresti più acida, scontenta e ne patirebbero anche la tua famiglia e i tuoi rapporti più cari. Immagina, visualizza il tuo mondo con questa convinzione… vivila sulla tua pelle.
  • Ora immagina cosa succederebbe se tu agissi senza questa convinzione. Immagina… quanto saresti sul pezzo, come riusciresti a dare il meglio di te, come ti guarderebbero con simpatia e ammirazione i tuoi amici e i tuoi cari vedendo che sei riuscita a trovare il lavoro che volevi. Pensa a quanta energia hai, a come affronti con positività le giornate, a quanti desiderano starti accanto per capire come fai. Immagina, visualizza la tua realtà senza quel fardello… sognala.
  • Vivi le sensazioni positive e negative al massimo, amplificale, riempile di dettagli. E poi… scegli! Quali sensazioni vuoi vivere? Che vita desideri per te?
  • Ringrazia il tuo Mommotti, che voleva solo proteggerti e digli che d’ora in avanti farai a meno di lui. Perché tu NON SEI quel limite. Tu sei altro e molto di più! Ed ora il mondo lo deve sapere. Trova il lato positivo dell’avere quel “limite”. Sono troppo giovane? Certo, indubbiamente avrai poca esperienza ma la grinta, la motivazione e la voglia di apprendere che hai tu non le avrà uguali una persona di 60 anni. Sei troppo vecchia? Beh.. forse più che vecchia sei una che ha un’esperienza da vendere, una serie di competenze trasversali da offrire al mondo del lavoro che un giovane non ha.

Pensi che sia troppo fatalista? Quindi è vero tutto e il contrario di tutto? Io credo che divenga vero ciò che tu credi. Credo che ci siano persone che possano decidere per una posizione che sia vincente e non più quella della vittima. Penso che si possa iniziare a controllare alcuni eventi della vita e renderli inoffensivi. Almeno per quanto riguarda ciò che può essere posto sotto il nostro controllo.

La ricerca del lavoro è un po’ come la ricerca dell’amore: bisogna trovare l’altra metà del cielo, quella per cui brilleremo anche quando è nuvolo. D’altronde ti presenteresti ad un appuntamento galante con una minigonna se pensi di avere le gambe robuste? No, troveresti il modo di valorizzare altri punti di forza. Con le convinzioni poco utili bisogna agire allo stesso modo: puntare il faro sul nostro potenziale più che sui nostri limiti.

Mi racconti qual è la convinzione limitante di cui vorresti liberarti?

Ti saluto con questo detto che io amo e che spero sia d’incoraggiamento anche per te.

Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l’opportunità in ogni difficoltà. (Churchill)

Danila Saba
info@danilasaba.it

Aiuto le donne a raggiungere il benessere professionale che meritano attraverso scelte consapevoli, intenzionali. Supporto le aziende che vogliono raggiungere il benessere organizzativo e veicolare i cambiamenti mantenendo.

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